Spesso sentiamo il bisogno di rimproverare i bambini per l’eccessiva (ma oserei dire naturale) esposizione all’immaginazione. Anche Bastiano, protagonista del bellissimo libro di Ende, “La storia infinita”, si rifugiava nella soffitta della sua stessa scuola (che, sottolineiamo, vedeva e sentiva “come una prigione”) per poter volare con la propria fantasia, ma puntualmente veniva rimproverato dagli adulti di trastullarsi troppo con l’immaginazione e di tenere ben poco i piedi per terra. Ebbene, sappiamo che Vygotskij ha evidenziato la necessità di un collegamento stabile e continuo tra immaginazione e realtà, nell’ottica di superare quel particolare tipo di pensiero che vedrebbe nella ripetizione tale e quale di ciò che viene insegnato l’unica arma possibile per arrivare alla conoscenza. Tuttavia, grazie al metodo denominato “Emozione di conoscere e desiderio di esistere” che qui ci proponiamo di divulgare, sappiamo che tale tipo di insegnamento porta soltanto all’addestramento del bambino e non ad una reale conoscenza di ciò che incontra nel suo percorso educativo.
Secondo Vygotskij, la fantasia non comporta necessariamente l’allontanamento dell’individuo dalla realtà; anzi, è espressione della “ricchezza e varietà” dell’esperienza precedente maturata dallo stesso individuo. Ogni rappresentazione mentale viene cristallizzata e così facendo diventa reale (basti pensare ad un qualsiasi oggetto o macchina inventata dall’uomo: senza averla prima pensata, non sarebbe mai esistita!). Ogni prodotto della mente è inserito all’interno di un circolo: “gli elementi di cui (è composto), l’uomo li ha presi dalla realtà. Nell’intimo dell’uomo, nel suo pensiero, (ha) subito una complessa rielaborazione, e si (è trasformato in prodotto) dell’immaginazione. Infine, preso corpo, (è di nuovo rientrato) nella realtà ormai come una nuova forza attiva, trasformatrice della stessa realtà. È questo, quindi, il circolo completo dell’attività creatrice dell’immaginazione” (tratto da Vygotskij, L. Immaginazione e creatività nell’età infantile – Cuomo, N. Verso una scuola dell’emozione di conoscere, pp. 30-31 e p.57). Anche l’immaginazione emozionale, cioè soggettiva, può formare lo stesso circolo e questo permette a Vygotskij di concludere che sia il sentimento che il pensiero fanno parte della creatività dell’uomo.
Di conseguenza, l’insegnamento non può ridurre in compartimenti stagni le conoscenze, privandole dei contesti e delle situazioni affettive ed emotive. Imparare in modo creativo e dinamico: questo deve essere uno degli obiettivi principali dell’insegnante, il quale non deve solo insegnare strategie, metodi, fornire strumenti utili all’apprendimento. Deve anche saper ricreare delle atmosfere stimolanti e climi sereni in modo da sviluppare il naturale desiderio di conoscere di ciascun alunno e non privarlo inutilmente ed improduttivamente della sua capacità di sognare.